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2001-02-21 Il pianto del Giusto

Un significativo Messaggio di Gesù in cui traspare la volontà di attuare la Salvezza dell'uomo convertito, rinato in una Nuova Pentecoste.

Mio Dio, rendi la mia anima più bella, ornala del tuo Amore, della tua corrispondenza Divina. Mio Re, amato Signore e mio Redentore, abbi pietà di me, sono la tua creatura, inerme sotto il pressante pretesto del mondo odierno in cui sono.

«Mio dolce fiore, profumato di un tenue profumo per il mio Sacro Cuore, professa la tua Fede in Me Gesù, vieni a Me creatura mia, secondo istanza di Amore, guarda sempre a Me, agisci con il tuo prossimo agendo con Me dentro al tuo cuore. Renditi utile sulla Terra, conforta i cuori e con l'Umiltà accarezza chi è ferito. Chiunque avvicini parla della mia Legge di Amore che ingentilisce il cuore e feconda l'anima, ma non cercare il plauso, né di brillare, ricerca in te la sobrietà, la magnanimità, di questi abiti ti devi vestire, credimi figlia, non c'è veste più bella che Io il Re dei Re non possa farti desiderare. Spera in me Gesù, dove tutto sussiste.

La Terra è piena di dolore, il pianto del Giusto1 arriva sino a Me, niente acquisisce, tutto finisce nel caos, alfine arrivando a cadere nelle insidie velenose di Satana.

Ritornate a Me miei cari figli, convertite il vostro cuore per far ritornare in voi il vostro antico candore battesimale, per riprendere nuovamente una Nuova Pentecoste, che dovrà avvenire presto, molto presto.

Io Gesù voglio salvare tutti, ma molti di voi siete sordi, ciechi, mi voltate le spalle, eppure Io offrii le mie Spalle ai flagellatori, mettendomi alla mercé loro, perché potessi redimervi dall'eterna dannazione.

Il mio Cuore sanguina, il mio Divino Sangue è prezioso, bene infinito, ma quanti dei miei figli vengono a cibarsi della mia linfa di vita...

Figlia mia, Gesù ti dà la sua benedizione e ti dice va' nella mia Pace. La Santissima Trinità. L'Amen».


Nota 1

Vedendo le folle, Gesù salì sul monte, si sedette e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: "Beati coloro che piangono, perché saranno consolati". (Matteo 5:1-4). La seconda beatitudine è rivolta agli afflitti, a coloro che piangono. Qui il paradosso è evidente più che mai, sono dichiarati beati, dunque felici, quelli che sono afflitti. Davvero in questo caso il messaggio delle beatitudini urta con forza la nostra saggezza umana, la nostra razionalità. Va anche detto che questa beatitudine si apre a un orizzonte universale, quello di tutta l'umanità, perché in ogni tempo e in ogni terra ci sono stati, ci sono e ci saranno uomini e donne che piangono. Vorremmo non vedere, non accorgerci, far finta di nulla, eppure ci sono uomini e donne che piangono a causa della morte loro e dei loro cari, della sofferenza fisica e psichica, della fame, della violenza, della guerra, dell’oppressione e anche a causa del loro peccato; qualcuno a volte ha anche il raro dono di piangere di gioia. Nella Bibbia il pianto, le lacrime sono un linguaggio, una voce molto presente, soprattutto nei Salmi le lacrime appaiono il segno della condizione del giusto che soffre, che «non ha altro pane che lacrime di giorno e di notte» (cfr. Sal 42:4), che «ogni notte piange sul suo letto, bagnando di lacrime il suo giaciglio» (cfr. Sal 6:7). Ed egli, nella sua afflizione, è visto e consolato da Dio, dal «Signore che ascolta i suoi singhiozzi» (cfr. Sal 6:9), che «non resta sordo al suo pianto» (cfr. Sal 39:13) e che «raccoglie le lacrime in un otre» (cfr. Sal 56:9) per ricordarsi di esse e in tal modo accogliere il gemito di chi piange.


Matteo 5:4

«Beati gli afflitti, perché saranno consolati».

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